MEETINGWORKS MAGAZINE – NUMERO 32
E’ online il XXXII numero gratuito della nostra rivista: “INVERNO: una stagione difficile per i DENTI”.

E’ online il XXXII numero gratuito della nostra rivista: “INVERNO: una stagione difficile per i DENTI”.
” La persuasione, alla fine, consiste nell’indurre a prendere una decisione… “
” La persuasione non riguarda il potere, la coercizione o la forza. Parla di comprensione, esplorazione e, infine, scelta. “
Kevin Eikenberry
Come da citazione, la persuasione è una scelta attraverso cui chiediamo agli osservatori di adottare il nostro punto di vista, che può essere un prodotto, un’idea, un cambiamento sociale o qualcosa che vogliamo che i destinatari facciano al nostro posto.
Persuadere quindi non significa forzare poiché noi non abbiamo alcun potere sul nostro pubblico. Ciò a cui mira la persuasione è di indurre i nostri destinatari ad agire nel loro interesse, traendone un vantaggio personale. In parole povere, significa essere in grado di influenzare.
È sempre più chiaro che nella comunicazione visiva e mobile di oggi tutti noi dobbiamo imparare a persuadere. La comunicazione visiva e la narrazione sono ora competenze aziendali e sociali indispensabili, perché servono a farsi strada attraverso il rumore per far sentire il nostro messaggio.
Per questo le immagini persuasive non sono più appannaggio esclusivo del designer professionista, ma piuttosto una capacità di comunicazione necessaria per tutti (soprattutto per chi crea e gestisce i contenuti che approdano nel web).
Un’immagine è quindi molto più di una semplice figura, è una vera e propria rappresentazione visiva di un messaggio e di un’emozione. Le immagini quindi devono essere efficaci, per toccare mente e cuore e persuadere i nostri destinatari.
Persuadere rappresenta quindi l’obiettivo di chiunque offra/venda i suoi prodotti e servizio online. È la conversazione attiva che si vuole instaurare con i nostri destinatari, affinché si fidino di noi e passino all’azione.
“Persuasione” è una parola neutra.
Il suo carattere dipende dall’onestà intellettuale del mittente, dalla scelta, dallo scopo e dal risultato.
Cap I: “Il Potere della persuasione”
Lo storytelling è una forma di comunicazione che ha origini antichissime, nasce infatti dall’arte della narrazione che da millenni il genere umano utilizza per tramandare conoscenze, memorie e storie di vario tipo.
Di fatto è una metodo comunicativo molto efficace perchè è basato su un’abitudine ben radicata.
Il principale obiettivo dello storytelling è quello di colpire l’emotività del proprio target, per farlo affezionare e fare in modo che gli rimanga ben impressa la nostra storia, il nostro brand.
Non si tratta semplicemente di trasmettere un messaggio, ma di raccontare una storia capace di catturare e persuadere.
Quando parliamo di storytelling online, ci rivolgiamo a tutte le forme di narrazione che possiamo diffondere tramite il web, attraverso svariati canali: social media, siti web, blog, video, email commerciali, etc.
In questi casi, risulta molto importante fare in modo che tutti i messaggi siano immediati, coerenti e in sinergia tra loro, di modo da trasmettere la propria storia in modo coordinato e congruo.
Per questo è necessario utilizzare e seguire un metodo, composto da regole chiare che conducano a risultati certi. Ad esempio:
Lo storytelling è quindi una vera e propria arte che implica sforzo, ricerca, pianificazione e competenze. I contenuti infatti non devono mai essere lasciati al caso.
Quando si discute di corporale communication, si deve per forza fare riferimento alle novantacinque tesi del Cluetrain Manifesto, che si possono sintetizzare: “i mercati sono conversazioni”.
Fatta tale premessa è chiaro che ogni azienda/impresa deve essere valutata nel suo insieme, pertanto non può essere considerata un sistema chiuso ed isolato, ma piuttosto come un sistema di relazioni con soggetti vari, spesso molto diversi da loro.
L’elenco degli individui e delle entità a cui si rivolge la corporale communication è davvero vasto, ma possiamo elencarli in:
Possiamo quindi suddividere la comunicazioni d’impresa in tre macro aree, costantemente integrate e in sinergia tra loro:
Di fatto, tale suddivisione è un vero e proprio paradosso, ma distingue tempi e modi di comunicare.
Risulta chiaro come lo scopo di ogni azienda sia quello di migliorare le proprie relazioni (sia esse interne che esterne), diffondere e aumentare la notorietà della propria immagine/identità, del proprio brand e creare valore d’impresa.
Per questo la comunicazione aziendale si concentra in:
Le strategie d’impresa dovranno quindi concentrarsi su di una comunicazione efficace che sia diretta a stabilire relazioni valide e durature con i clienti (consolidati e potenziali), far conoscere l’organizzazione e creare goodwill (inteso come valore intangibile dell’azienda) e sviluppare coinvolgimento e cooperazione nei collaboratori (sia interni che esterni).
Alla base di ogni strategia di comunicazione aziendale troviamo un’analisi accurata della propria realtà/impresa: l’analisi SWOT.
L’analisi SWOT (o matrice SWOT) è quindi un fondamentale strumento di pianificazione strategica che si articola in:
Di fatto l’analisi SWOT consente di gestire al meglio la definizione del piano marketing, altro step indispensabile per la definizione della propria strategia comunicativa.
Le attività che prevede il piano marketing sostanzialmente sono:
Da qui poi, si stabiliranno gli strumenti ed i canali che verranno utilizzati per definire la propria comunicazione, il proprio target, il proprio tone of voice, il proprio budget a disposizione ed infine, il proprio piano editoriale.
Le strategie di comunicazione sono quindi atti volti a diffondere il proprio marchio e farsi riconoscere tra mille, attivando curiosità e desideri nel proprio pubblico.
Di fatto puntano a superare il cosiddetto rumore di fondo, quella barriera di indifferenza che caratterizza i pubblici d’oggi, ormai bersaglio di un mare caotico di advertising d’ogni tipo.
Ogni strategia di comunicazione mira dunque a comunicare in maniera efficace ed a raggiungere gli obiettivi aziendali. Ciò significa saper superare la concorrenza di mercato, colpire il proprio target, raccontare la propria storia ed interagire, riuscendo ad instaurare un rapporto di fiducia e fedeltà.
Ecco un veloce riassunto degli eventi realizzati durante quest’ultimo anno.
Un caloroso ringraziamento ai relatori che hanno aderito alle nostre proposte, alle aziende sponsor che ci hanno supportato ma soprattutto a tutti i partecipanti che ci hanno scelto.
E’ stato un bellissimo 2022, colmo di soddisfazione e ricco di traguardi raggiunti, che ora salutiamo con l’augurio che il nuovo anno sia altrettanto positivo.
L’intervento di devitalizzazione inizia con un radiografia e si struttura in due sedute. Di seguito gli step principali:
Eseguita la prima seduta, si procede con la seconda con:
Questa procedura ha molti vantaggi, tra i principali:
Va però ricordato che un dente devitalizzato è più fragile di un dente “vivo” o meglio, dotato di polpa.
Fonte: centridentisticiprimo.it
La malattia parodontale è causata dai batteri della placca e ad alcuni fattori di rischio, primi fra tutti IL FUMO e la scarsa igiene orale.
I fumatori sono di fatto soggetti ad alto rischio parodontite e, solitamente, il rischio dipende dalla quantità di tabacco fumata quotidianamente. Fondamentale poi, la durata del vizio (più aumentano gli anni, maggiore sarà il rischio).
Il fumo irrita le mucose rendendole vulnerabili.
Fumare causa:
Tutto questo poiché ciò che è contenuto nelle sigarette:
Ne consegue una moltiplicazione dei batteri sotto al solco gengivale, privo di gran parte dell’ossigeno, e così si genera una veloce proliferazione di germi aggressivi.
A causa del fumo l’organismo produce un minor numero di anticorpi e la stessa quantità di batteri genera più danni nella bocca di un fumatore che in quella di un non-fumatore.
I vasi sanguigni poi si restringono e le gengive diventano deboli e facilmente bersaglio di germi. La guarigione inoltre è più lenta e soggetta a sanguinamento.
La prevenzione della parodontite prende il via tra le mura domestiche e fondamentale sarà:
Non dimentichiamo però che smettere di fumare rappresenta la prevenzione più efficace, sotto tutti i punti di vista!
Fonte: dentalcoop.it
E’ online il XXXI numero gratuito della nostra rivista: “ODONTOIATRIA SPORTIVA”.
Il sogno di chi ha portato l’apparecchio fisso per anni è quello di liberarsene una volta per tutte e non pensarci più. In realtà però per mantenere i risultati ottenuti una volta finita una terapia ortodontica, è necessario un altro piccolo sforzo da parte dei pazienti che dovranno portare per un certo periodo di tempo un altro tipo di apparecchio, quello di contenzione.
La fase successiva alla fine della terapia ortodontica infatti è estremamente delicata perché se non si seguono alla lettera tutte le direttive dell’ortodontista rispetto alla fase di contenzione, il rischio che si verifichi una recidiva ortodontica è molto alto.
Insomma, meglio mettersi l’animo in pace e portare questo apparecchio di contenzione che vedere vanificati tutti gli sforzi fatti fino a quel momento.
L’apparecchio di contenzione può essere di due tipi:
La fase di contenzione non ha breve durata, in ogni caso il tempo per cui il paziente dovrà portare questo tipo di apparecchio viene stabilito dall’ortodontista. In base alla situazione di partenza e alla presenza di eventuali abitudini viziate che possono incidere sul mantenimento del risultato.
In linea generale, dura almeno 2 o 3 anni durante i quali il paziente dovrà recarsi a periodiche visite di controllo per valutare la situazione. Inoltre sarebbe opportuno continuare queste visite di controllo, ogni 6 o 12 mesi, anche alla fine della fase di contenzione così da poter riscontrare subito eventuali piccoli movimenti e correggerli semplicemente rimettendo l’apparecchio di contenzione.
Fonte: studiodentisticocozzolino.it
Lo scovolino è un presidio medico, utilizzato per l’igiene orale, studiato appositamente per rimuovere la placca ed i residui di cibo incastrati tra i denti.
Lo scovolino è composto principalmente da due parti:
È importante scegliere lo scovolino in base alle caratteristiche della propria bocca.
In commercio è possibile trovare diversi tipi di scovolino, in base alla lunghezza del manico e delle setole. Ci sono setole di lunghezza variabile da 1,9 mm a 2,7 mm.
Alcuni scovolini presentano un manico lungo quanto quello di uno spazzolino tradizionale ed altri, invece, hanno manici retrattili, da viaggio.
Esistono, inoltre, gli scovolini usa-getta, facili da trovare ed utilizzare in qualsiasi momento. Ma i più venduti in assoluto restano gli scovolini con la testina intercambiabile, che possono essere riutilizzati fino a 10 volte.
Basterà passare lo scovolino prima dello spazzolamento con il dentifricio, in modo da agevolare l’azione pulente dello spazzolino e permettere ai principi attivi del dentifricio di raggiungere anche le fessure interdentali più strette.
Si deve far scorrere orizzontalmente (avanti-indietro) lo scovolino tra le singole fessure dei denti, almeno per 3 volte di seguito, con un movimento delicato e ritmato. Nell’arcata superiore va sospinto dall’alto verso il basso, mentre in quella inferiore dal basso verso l’alto. Una volta terminata l’operazione, è consigliabile risciacquare energicamente la bocca con un collutorio adeguato, non troppo aggressivo, per favorire l’eliminazione dei frammenti di cibo, precedentemente rimossi con lo scovolino.
Il collutorio serve a rinfrescare la bocca, a rinforzare lo smalto e ad eliminare placca e il cibo.
È bene utilizzare lo scovolino almeno una volta al giorno, prima di andare a dormire.
Fonte: studiodentisticocasella.it
La cisti dentaria è una cavità patologica ben circoscritta, normalmente provvista di un epitelio di rivestimento ed infarcita di fluido sieroso, mucoso o gassoso.
Quelle non rivestite (prive di capsula) sono denominate pseudocisti, mentre quelle ripiene di pus sono considerate ascessi dentali.
Molto simile al granuloma, è una complicanza tipica della necrosi pulpare, a sua volta indotta da traumi, carie profonde o pulpiti.
Esistono numerosissime varianti di cisti dentarie, distinte sia in base alla natura del contenuto sia alla sede precisa da cui originano.
Le cisti dentali sono asintomatiche nella stragrande maggioranza dei casi, a meno che non diventino tanto grandi da arrivare a compromettere la stabilità dei denti da cui originano o da intaccare i tessuti molli. La diagnosi quindi è quasi involontaria, visto che è individuabile soltanto attraverso un controllo radiologico, una panoramica o una tac 3D.
Possono essere trattate in modo diverso in base al loro stadio e alla loro dimensione.
Le cisti dentali più piccole vengono generalmente trattate con l’endodonzia: questo approccio prevede che venga effettuata la cosiddetta terapia canalare, in cui il canale dentale viene riempito con pasta disinfettante per favorire il riassorbimento. Il successo della terapia viene poi valutato a distanza di qualche mese attraverso esame radiologico.
Nel caso di cisti più gravi o nei casi in cui la terapia canalare non abbia avuto esito positivo si procede con trattamento chirurgico. Questa procedura prevede l’estrazione del dente per poter poi arrivare alla cisti, in modo da poterla rimuovere insieme alla capsula che la contiene con l’utilizzo di precisissimi strumenti di piezosurgery. È importante assicurarsi che la cisti venga rimossa del tutto per evitare che residui cistici possano interferire con la completa guarigione.
A distanza di circa tre o quattro mesi, sarà poi possibile procedere con l’impianto di un nuovo dente al fine di ripristinare completamente il sorriso.
Fonte: zenadent.it, personaltrainer.it
I piercing sono parte della moda da diversi anni. Applicati in qualsiasi parte del corpo sono accessori colorati e decorativi.
Ne esistono di vari tipi ma i più comuni sono sicuramente quelli che vengono indossati su: orecchie, naso, bocca e pancia.
Di fatto però, va considerato che l’inserimento di un oggetto metallico può comportare l’insorgere di infezioni più o meno gravi.
Quando il piercing viene applicato su parti del corpo delicate, come le labbra e la lingua, occorre quindi fare molta attenzione e affidarsi a professionisti seri.
Come prima cosa, bisogna prestare attenzione alla corretta sterilizzazione degli strumenti utilizzati dal “piercer”. Di seguito, ci si dovrà accertare che quest’ultimo abbia le conoscenze e competenze necessarie per effettuare un intervento privo di rischi.
Sarà importantissimo intensificare i controlli.
La presenza di un corpo estraneo all’interno della nostra bocca potrebbe infatti danneggiare i denti o provocare infezioni alle gengive.
In presenza di piercing, è perciò consigliato intensificare i controlli dal dentista di fiducia e curare maggiormente l’igiene orale.
Fonte: freesmile.com
Il bite dentale è un’apparecchio che permette di risolvere diversi problemi e di prevenirne altri. Ne esistono diversi tipi e va indossato per un certo numero di ore ogni giorno, di solito di notte, a seconda del problema da risolvere.
Il bite dentale è uno strumento importante per risolvere alcune situazioni che possono diventare invalidanti o mettere a rischio la salute dei denti. Ecco alcuni casi in cui il bite dentale rappresenta la soluzione migliore:
Russare la notte è un problema che affligge molte più persone di quanto si crede: ne soffrono in modo cronico circa il 40-45% degli uomini e il 25-28% delle donne, soprattutto dopo una certa età.
Una delle cause più comuni che provoca il russamento notturno deriva proprio dalla malocclusione dentale: il bite è lo strumento migliore per risolvere il problema in questi casi. Se mandibola e mascella si chiudono male, possono creare ostruzioni dei flussi d’aria tra naso e laringe. I bite dentali specifici per combattere il russamento sono composti da due mascherine che portano la mandibola in posizione tale da eliminare l’ostruzione di aria.
Il bite dentale rappresenta la soluzione privilegiata per risolvere i problemi legati al bruxismo. Chi soffre di questa patologia, durante la notte (in alcuni casi anche di giorno) serra e digrigna involontariamente i denti: questo ha molte conseguenze negative per la salute orale. Lo smalto si rovina, aumenta la sensibilità a caldo e freddo, la predisposizione alla carie e, nei casi più gravi, si arriva perfino a fratture e perdita dei denti.
Per evitare tutto ciò il bite dentale è un valido strumento.
Il bite dentale specifico per il bruxismo è una placca per l’arcata superiore, che rilassa i muscoli mandibolari ed evita il frizionamento tra i denti di sopra e di sotto.
L’apparato masticatorio è molto legato al sistema posturale: problematiche come malocclusione dentale e bruxismo possono quindi avere conseguenze dirette sulle articolazioni e provocare mal di schiena e mal di testa.
Chi soffre di queste problematiche in modo cronico dovrebbe quindi prendere in considerazione anche l’aspetto odontoiatrico. Sebbene si tratti di sintomi molto frequenti, che sono comuni a tante patologie diverse, sarà la specialista ad individuare la causa del mal di testa e del mal di schiena. Una volta capito se i problemi dipendono dalla malocclusione dentale o da bruxismo, sarà possibile scegliere il migliore percorso di intervento, eventualmente il bite dentale.
Il bite dentale può diventare un valido alleato anche per chi pratica sport: è dimostrato infatti che ha una serie di effetti positivi sulle prestazioni sportive.
Ovviamente, anche se si sceglie di utilizzare un bite dentale per migliorare le prestazioni sportive, è indispensabile farsi seguire da uno specialista.
Fonte: ilgiustosorriso.it
A nessuno è mai capitato di avere un mal di testa localizzato in alcune aree del viso come fronte, occhi, o addirittura alla base del naso? Potrebbe trattarsi di sinusite.
Si tratta di una patologia che non ha niente a che vedere con un semplice raffreddore.
La sinusite è infatti un’infiammazione dei seni paranasali che può avere origine virale, batterica o fungina.
Non tutti sanno che questa patologia può avere anche origine da una problematica dentale.
In questo caso si parla di mascellare odontogena. Questa infiammazione è legata a un’infezione dei denti premolari e primo molare superiore, poiché le radici sono molto vicine al seno mascellare.
Viceversa, anche la sinusite può essere causa di mal di denti.
Mescolando acqua ossigenata ad un cucchiaino di sale da cucina, possiamo creare una soluzione salina molto efficace, utile per effettuare dei lavaggi nasali.
Si procederà pulendo una narice e poi successivamente l’altra, aiutandoci inclinando la testa. Non è una pratica piacevolissima, ma di grande efficacia per la capacità dell’acqua ossigenata e del sale di: disinfiammare, disinfettare e sciogliere il muco.
I suffumigi, meglio conosciuti come vapori caldi, sono rimedi per attenuare il fastidio della sinusite.
Possiamo allora creare un mix di oli essenziali atti a liberare le vie respiratorie, a disinfettare e a sciogliere il muco. Sciogliamo nell’acqua bollente 2 gocce di olio essenziale (olio di eucalipto o malva) e ne respiriamo i preziosi effluvi.
Sinusite e mal di denti a volte possono quindi essere correlati ed essere l’una la diretta conseguenza dell’altro.
La presenza batterica è la vera causa che deve essere curata e debellata. Pratiche igieniche e una sana alimentazione possono essere un corretto approccio per prevenire questi disturbi.
Fonte: cure-naturali.it