MEETINGWORKS MAGAZINE – NUMERO 35

E’ online il XXXV numero gratuito della nostra rivista: “PERSONALIZZAZIONE GADGET”.

Qual è la definizione di Growth Marketing?

 

Il termine Growth Marketing si colloca nel mondo del Digital Marketing e si può definire come uno dei fattori fondamentali che spinge verso la crescita e il successo.

 

Sean Ellis, l’ideatore della definizione di Growth Marketing, infatti, lo ha definito come una rapida sperimentazione per accelerare la crescita di clienti e di fatturato, concentrandosi sull’insieme strutturato di passaggi che permette di individuare un’opportunità e di trasformarla in successo tramite sperimentazioni rapide e continue.

 

Forse non tutti sanno che “Growth Marketing” è sinonimo di “Growth Hacking”. Nella sua accezione originaria, infatti, il termine hacker ha un significato positivo, cioè il fare qualcosa fuori dell’ordinario utilizzando la creatività. Nel marketing questo termine è diventato sinonimo di metodo non convenzionale per la crescita aziendale. A livello collettivo globale, però, il vocabolo viene spesso associato all’attacco pirata a un sistema. Per questo, nel tempo, dall’utilizzo di hacking si è passati al termine marketing.

Come si differenzia dal Marketing tradizionale?

 

Il processo del Growth Marketing mette in costante comunicazione tre aree fondamentali che tradizionalmente vivono in maniera autonoma all’interno di un’azienda: marketing, prodotto e data analysis. Il filo che li unisce è la sperimentazione tramite la quale si concretizzano le idee creative ed è proprio in questo momento che emergono le differenze tra il marketing tradizionale e il Growth Marketing.

  • Il marketing tradizionale si occupa principalmente di prodotto e lavora in maniera settoriale su obiettivi parziali come, ad esempio, acquisire lead (potenziali acquirenti) e aumentare visibilità.
  • Il Growth Marketing, invece, coinvolge l’intero sistema di acquisto e di fidelizzazione del cliente. Quindi studia il mercato, sviluppa il prodotto, lo testa e fa continui aggiustamenti strategici. In definitiva, tutto quello che viene fatto in questo ambito riguarda microazioni continue di adattamento della strategia e viene realizzato utilizzando budget ridotti. Ciò non accade invece nel marketing tradizionale che lavora con grossi budget e con azioni che vengono programmate a lungo termine.

Come funziona il Growth Marketing?

 

Abbiamo visto come alla base ci sia un approccio scientifico e sperimentale, attraverso cui vengono realizzati tanti piccoli esperimenti economici per capire cosa funziona e cosa no. Affinché avvenga l’acquisizione finale del cliente, la strategia del Growth Marketing si sviluppa in quattro passaggi:

  1. Analisi – È la fase di raccolta delle informazioni e dei dati che servono per avere un’immagine completa della situazione. Questi si costituiscono come elementi quantitativi o qualitativi attraverso cui individuare un possibile problema e trarre spunto per un’idea finalizzata al suo superamento.
  2. Ipotesi o Ideazione – È la fase in cui sulla base dei dati raccolti si fanno delle ipotesi e si lanciano delle idee. Si tratta del risultato di un lavoro di brainstorming di un team che coinvolge anche altre figure come il product manager, il responsabile marketing e il software engeneer.
  3. Definizione delle priorità – Questa è la fase in cui una volta varate le varie ipotesi si decide quale potrebbe essere la più indicata da sperimentare e, quindi, quella a cui dare la priorità.
  4. Sperimentazione – È la fase fondamentale che permette di non sprecare tempo e denaro. Facendo continui test su obiettivi misurabili e piccoli si evita di pianificare e costruire grandi progetti che una volta messi sul mercato potrebbero generare feedback negativi.

Qual è il ruolo del Growth Marketer?

 

Il compito del Growth Marketer è quello di gestire tutto il processo di analisi, ideazione, prioritizzazione e sperimentazione. Per fare questo, tra le competenze trasversali, deve possedere la multidisciplinarità, e risulteranno fondamentali altre caratteristiche come: leadership, curiosità, l’ossessione per la crescita e passione per il prodotto; senza tralasciare una conoscenza approfondita del Digital Marketing, una base di data analytics e fondamenti di product management. Il tutto, congiunto ad una formazione continua del settore, non farà altro che ampliare il background di chi si approccia a diventare un Growth Marketing Specialist.

 

 

Fonte: https://www.digital-coach.com/it/blog/case-histories/growth-marketing/

 “Lo Storytelling è l’insieme di tecniche per raccontare e condividere una storia che genera interesse e che trasmette un messaggio al fine di convincere e di far aderire a una conclusione che si presenta come definitiva“.

                                                                                        Georges Lewi

 

La definizione principale di storytelling è: “Affabulazione, arte di scrivere o raccontare storie catturando l’attenzione e l’interesse del pubblico”. Negli ultimi anni, questa tecnica di comunicazione è stata utilizzata da moltissimi brand nazionali ed internazionali.

Questa disciplina ha addirittura assunto un nome a sé stante: il Corporate Storytelling  (o Storytelling aziendale).  Il termine si riferisce alla strategia di usare la straordinaria potenza delle storie per creare un collegamento con il cliente target, tramite le emozioni.

Ma perché viene sempre più scelta per la comunicazione aziendale? A suo favore la facilità nel catturare l’attenzione dell’audience, portando al coinvolgimento emotivo e alla condivisione di idee e valori.

Si applica a progetti multimediali,  da diffondere e distribuire su differenti canali per aumentare la popolarità di un brand, far conoscere i valori aziendali, fidelizzare i clienti acquisiti e per attrarne di potenziali. Ogni azienda  ha una visione, ogni imprenditore (piccolo o grande) ha una storia alle spalle, ha esperienze da raccontare, valori da condividere.  Devono sapersi raccontare al meglio creandosi un proprio storytelling che rappresenti la storia del suo brand in tutta la sua unicità.

Questa strategia non solo pubblicizza l’azienda, ma riesce a creare quella “storia” intorno al prodotto che apparentemente non ha nessuna narrazione e nessun’”anima” ma che in realtà può essere ricordato al di là del suo utilizzo.

 È il potere del marketing associato allo storytelling: fa preferire un prodotto della stessa categoria merceologica a un altro, pur presentando caratteristiche simili se non addirittura identiche.

Le neuroscienze spiegano perché lo storytelling è efficace

La ricerca scientifica degli ultimi anni sui processi neurali attivati dalle storie ci danno alcuni indizi in grado di spiegare l’efficacia di questa “nuova” tecnica di comunicazione.

  • Le storie ben raccontate sono in grado di coinvolgere il pubblico attraverso il processo che gli psicologici definiscono di “trasporto narrativo”. La letteratura ha ampiamente dimostrato come le forti emozioni condivise siano in grado di creare empatia con chi ad esempio chi ci racconta la storia.
  • Lo storytelling aumenta la memorizzazione di contenuti. La scienza, ma anche l’esperienza quotidiana di ognuno di noi ha mostrato come le persone processino meglio le informazioni se presentate in forma di storia. In particolare, è provato scientificamente che una storia aiuta la memorizzazione.
  • Le storie sono in grado di catturare l’attenzione. Il cervello umano ha la forte tendenza a perdere il focus attentivo.È stato stimato che le persone si perdano a fantasticare più di 2000 volte al giorno e trascorrano metà del loro tempo a “immaginare”. Tuttavia, più una storia èinteressante, più la mente rimane concentrata.
  • Le storie sono in grado di influenzare i nostri comportamenti. Il neuroeconomista Paul Zak ha dimostrato che le persone sono molto più favorevoli a fare beneficienza per una buona causa dopo aver visto una storia ad alto contenuto emotivo.

Impostare correttamente il messaggio

Per impostare correttamente un progetto di storytelling occorre approfondire una serie di aspetti di seguito a elencati:

  • Definizione degli obiettivi: cosa vuole ottenere dalla narrazione? A seconda dei casi si dovranno utilizzare linguaggi e metafore diverse;
  • Definizione di un pubblico: A chi è indirizzato il messaggio? Un pubblico di teenager implicherà la scelta di un linguaggio diverso rispetto un pubblico adulto: temi popolari e piattaforme digitali più frequentate sono tra gli elementi da considerare ;
  • Definizione dei media: strettamente correlato al punto precedente, bisogna chiedersi  quali sono i media più adatti a ospitare la nostra storia (sito internet, social media, stampa, mostre…). Ogni canale digitale ha, infatti, delle peculiarità che lo rendono più o meno adeguato a certe tematiche o registri comunicativi;
  • Idea di storia/Contenuto: nello storytelling va definito il concetto generale attorno al quale ruoterà la storia, che dovrà essere avvincente e autentica, che sappia andare al di là della retorica autoreferenziale e dell’auto celebrazione;
  • Contenuti Multimediali le immagini hanno un’importanza fondamentale nella narrazione di un brand. Una scelta accorta dei materiali grafici rende infatti più accattivante la lettura di una pagina web. A volte sottovalutata anche la musica contribuisce (come abbiamo visto per le immagini) a intrattenere e coinvolgere gli utenti, che saranno più disposti a dedicare tempo e risorse mentali ai nostri contenuti;
  • Verosimiglianza: essere in grado di narrare una storia che il pubblico accoglie come virtualmente vera, porta ad aumentare il coinvolgimento e l’immedesimazione del potenziale consumatore.
  • Influencer blogger: occorre chiedersi chi racconterà la storia. Le aziende possono raccontarla in prima persona, ma possono anche demandare il compito agli “esperti” (influencers).
  • Tono di voce: è lo stile comunicativo da adottare, che si traduce nell’incarnazione di un personaggio-tipo in grado di rapportarsi efficacemente al pubblico di destinazione;

Lo Storytelling è un alleato strategico in ogni progetto di digital marketing. Permette di:

  • aumentare le visite al tuo sito web o blog
  • far crescere la popolarità del tuo brand sui social network
  • rafforzare la percezione positiva del tuo prodotto/servizio
  • stimolare le vendite