BRANDING: L’IMPORTANZA DELL’IDENTITA’ AZIENDALE

Avere un logo ed un marchio moderno non è solamente importante, ma fondamentale. Il logo è lo spirito della tua attività e le persone tendono a dare la loro fiducia ad una azienda che ha un’immagine grafica curata e riconoscibile. Gioca un ruolo più importante di qualsiasi nome, campagna pubblicitaria o sito. Il logo insomma è la base da cui partire per creare una comunicazione efficace e di successo.

Il contenuto viene prima del design. Il design, senza contenuti, non è design, è decorazione.

Jeffrey Zeldman

Prendi ad esempio i grandi Marchi come Adidas, Nike, Coca Cola, Gucci solo per citarne alcuni tra i più conosciuti. Quando pensi a queste realtà, ti vengono subito in mente i loro loghi, così semplici ma così riconoscibili allo stesso tempo. Non importa che la tua azienda sia una multinazionale o stia muovendo i suoi primi passi, oggi è indispensabile per tutti avere una identità aziendale ben definita. Spesso le piccole realtà si lasciano rappresentare da un logo che non le identifica, approssimativo e non leggibile. Un biglietto da visita che ha poco a che fare con la propria attività e che viene usato per anni in tutte le comunicazioni ufficiali e nella grafica coordinata (pubblicità, volantini, menù, biglietti da visita, divise e chi più ne ha più ne metta). Un marchio fondamentalmente deve essere capace di comunicare i valori, gli ideali, la mission e l’identità dell’azienda.

fonte “DirtyWork Web Agency”

L’identità visiva specifica per i propri prodotti, o gestione dell’immagine coordinata all’impresa, serve a svolgere specifiche funzioni verso i consumatori di riferimento dell’impresa proprio perché il brand name, seppur accattivante, non basta. Vi sono molte strategie di comunicazione che possono essere utilizzate dalle aziende per creare degli stimoli verso i consumatori. Uno stimolo può essere la propria gamma di prodotti. Molte aziende hanno infatti sviluppato una varietà di modelli, formati, caratteristiche e colori. Alcune preferiscono mantenere in tutte le loro divisioni e in tutti i loro prodotti il proprio brand, altre preferiscono non mostrare in modo rilevante il proprio brand ma sviluppare marchi diversi a seconda del prodotto. 

Un altro stimolo importante per il consumatore può essere il rapporto qualità/prezzo. Molte aziende puntano proprio sul low-cost dei propri prodotti per attrarre consumatori (EasyJet). Altre aziende mirano sulla piena trasparenza verso i propri consumatori riguardo gli aspetti di responsabilità sociale. La marca può anche essere vista come un’organizzazione che opera in un determinato mercato attraverso proprie regole, strategie, valori e condotte.

Un’altra strategia adottata è quella della sovrapposizione azienda/persona. I consumatori infatti non sono sempre curiosi di sapere solo quale organizzazione c’è dietro un’impresa, ma anche che persone ci sono dietro. Le persone possono essere un’ulteriore modalità attraverso cui l’immagine viene trasmessa e dunque percepita all’esterno. Se l’impresa ha invece disponibilità finanziarie e vuole raggiungere ottimi risultati in brevissimo tempo può avvalersi di un testimonial, seppure la selezione della persona adatta può rivelarsi molto difficile. Le imprese tendono infatti a selezionare i personaggi del momento, interrogandosi solo successivamente sull’adeguatezza del soggetto.

Il paese d’origine può giovare a favore dell’azienda, che spesso lo utilizza come strumento di comunicazione. Basti pensare all’effetto Made in Italy nel campo dell’abbigliamento e della moda. Sono infatti molto utilizzati brand name familiari in questo settore quando l’imprenditore è italiano. L’obiettivo finale della gestione dell’immagine coordinata all’impresa è quello di raggiungere il risultato di top of mind, ovvero di far risultare l’impresa nella lista delle più note marche all’interno di un contesto di prodotto o servizio. Il culmine è raggiunto quando si attivano nel consumatore comportamenti favorevoli per il solo fatto che un prodotto/servizio sia abbinato a una determinata marca. 

fonte “Huffpost” 

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