Pet therapy

La pet therapy è una forma di terapia in cui il canale comunicativo più usato e sollecitato è quello dell’immediata espressione delle emozioni nel paziente come nell’animale.

Gli animali (cani, cavalli, delfini e gatti) possono aiutare molti pazienti a migliorare nelle aree emotive, sociali e comportamentali. La comunicazione verbale tra terapeuta – di qualsiasi orientamento egli sia – e paziente, è il veicolo principale attraverso cui pensieri, emozioni e sofferenza trovano una forma condivisibile tra i due.

La pet therapy in Italia viene riconosciuta come utilizzabile per la cura di anziani e bambini nel decreto ministeriale del 2003.

Nel frattempo, nel 2004, nasce anche la ESAAT (European Society for Animal Assisted Therapy) che certifica la formazione degli operatori e definisce le linee guida del trattamento degli animali impegnati in tutte le attività di terapia, di assistenza e di educazione.

In realtà gli animali vengono impiegati nella cura di diverse patologie da molto più tempo ed oggi esistono molti tipi di quella che viene comunemente conosciuta come “pet therapy”.

UN PO’ DI STORIA

L’addomesticamento degli animali da parte dell’uomo ha origini molto antiche, ma solo all’inizio del XX secolo si capisce quanto la vicinanza degli animali possa sortire effetti positivi e terapeutici nella psiche umana ed in alcune patologie fisiche. Negli anni ’60 lo psichiatra infantile Boris Levinson nota gli effetti positivi della presenza del suo volpino nelle sedute con i suoi piccoli pazienti. Per primo conia il termine “pet therapy” e gli attribuisce valore scientifico attraverso i suoi studi.

Sulla scìa delle ipotesi di Levinson, negli USA si susseguono altre applicazioni: nella cura dei disturbi mentali e come “facilitatori di relazioni” per gli anziani.

Negli anni ’80, Erica Friedmann, osservando per un anno pazienti dimessi dall’ospedale a seguito di problemi cardiaci, rileva una correlazione tra la sopravvivenza dei pazienti ed il possesso di animali domestici.

Successivamente, la Friedmann scopre che non è necessario il contatto tra paziente ed animale, ma che basta l’osservazione per indurre nel paziente cardiopatico la diminuzione della pressione, la regolarizzazione del battito cardiaco e della respirazione, il rilassamento del tono muscolare e delle espressioni del viso.

Nel 1992, mentre la pet therapy inizia a diffondersi anche in italia, Holcomb mette a punto un protocollo terapeutico per pazienti anziani: ne risulta che il livello di depressione cala con l’esposizione dei pazienti a uccellini e conigli.

Gli studi sull’efficacia della pet therapy

La conseguenza più immmediata è che sebbene la pet therapy nei reparti pediatrici degli ospedali sia sempre più diffusa, ci sono ancora relativamente pochi studi scientifici che ne dimostrano l’efficacia.

Nella Casa Pediatrica del Fatebenefratelli si stanno iniziando a raccogliere dati, grazie anche alla Dott.ssa Beatrice Garzotto, responsabile e coordinatrice dell’attività.

La Dott.ssa riporta che le rilevazioni fatte con il saturimetro confermano che quando i bambini affrontano un prelievo con il cane accanto, il battito cardiaco si regolarizza, la pressione arteriosa si abbassa e c’è una maggior ossigenazione del sangue rispetto a quando i prelievi vengono affrontati senza il cane. 

Gli studiosi Kaminski, Pellino e Wish hanno riportano risultati positivi anche nel 2002, dopo aver osservato un campione di 70 bambini e hanno usato come dato anche il livello dell’umore osservato dai genitori nei figli ospedalizzati.

Se valori come la pressione sanguigna o il ritmo respiratorio rimangono invariati, la presenza del cane fa comunque diminuire significativamente il livello del dolore percepito dai bambini, anche in contesti in cui il dolore è particolarmente forte (Braun, Stangler, Narveson, Pettingell, 2009).

Più nello specifico, secondo Sobo, Eng e Kassity-Krich, il fattore cognitivo sarebbe quello maggiormente influenzato. Infatti, pensieri confortanti derivanti dall’essere in piacevole compagnia sostituiscono i pensieri negativi relativi al dolore percepito.

I pazienti che ricevono pet-therapy avvertono anche un maggior livello di energia ed un abbassamento del livello di fatica, secondo lo studio di Bulette Coakley e Mahoney (2009).

 

Fonte: www.stateofmind.it